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Più coerenza dalla Regione su bandi e pianificazione

L' opinione di Alberto Ricci, presidente Confindustria Livorno Massa Carrara, su Toscana 24

 

Lo scorso mese di marzo, il Consiglio regionale ha approvato il Piano regionale di sviluppo 2016 – 2020, l'atto di indirizzo più importante di tutta la legislatura, contenente gli orientamenti generali per le politiche di sviluppo della Toscana per i prossimi 5 anni.

Per il territorio costiero assume un'importanza ancor più rilevante, in quanto è stato recepito come allegato al Prs il Piano strategico di sviluppo della costa, un programma unitario dedicato alle problematiche della costa, con approccio integrato ai vari ambiti. Il piano comprende le 5 province costiere: Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto. Nasce con l'intento di riequilibrare la Toscana "a due velocità" e contribuire a azzerare i divari di competitività tra costa e interno.

Il poco invidiabile primato del nostro territorio, che annovera due aree di crisi industriali complesse per i territori di Livorno e Piombino e un'area di crisi industriale non complessa per il territorio di Massa Carrara, è dovuto essenzialmente alle criticità che hanno colpito la grande industria a Piombino; alla perdita di competitività di importanti settori produttivi a Livorno, insieme alla delocalizzazione di gruppi industriali di rilievo sul territorio; alle improcrastinabili esigenze di reindustrializzazione del territorio apuano oltre che alle necessità di rilancio del sistema portuale e delle infrastrutture.

Per questo abbiamo seguito con interesse i lavori della Commissione istituzionale ripresa economico-sociale Toscana costiera, offrendo il nostro contributo ai vari passaggi che hanno portato all'elaborazione del "Piano costa".

Constatiamo tuttavia che l'organizzazione dalla gerarchia di priorità strategiche per la declinazione di interventi specifici e mirati non trova nei fatti adeguata coincidenza con le politiche di sostegno poste in essere per le imprese, finendo purtroppo nel non corrispondere con l'obiettivo dichiarato nelle intenzioni del Piano strategico di sviluppo della costa: "Rafforzare la crescita e la coesione territoriale della regione Toscana promuovendo un processo di riqualificazione e rilancio della competitività dell'area costiera facendo leva sull'innovazione per favorire la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, sotto il profilo ambientale economico e sociale".

Nell'attesissimo bando regionale per il sostegno ai progetti di ricerca e sviluppo rivolto a Pmi e grandi imprese, tra l'altro l'ultimo della programmazione fino al 2020, si prevede come requisito essenziale di ammissibilità, il possesso della qualifica di "impresa dinamica". Potranno cioè partecipare al bando, esclusivamente le aziende che dimostrano di avere un fatturato medio del triennio 2013-2015, pari o superiore al fatturato medio del triennio 2010-2012. Quindi anche uno scostamento minimo (persino di un solo euro) tra i due fatturati comporta l'impossibilità di concorrere ai bandi di agevolazione.

Appare perfino ovvia la considerazione che ne consegue: ma se il territorio è stato riconosciuto e catalogato come area di crisi complessa, come può disporre di un sistema di imprese cosiddette dinamiche?

A poco vale che siano previsti punteggi aggiuntivi per i progetti delle imprese localizzate in aree di crisi. Il requisito di ammissibilità previsto è palesemente contraddittorio, in quanto un'azienda con fatturati in discesa, trova preclusa la strada ad incentivi che, invece, avrebbero potuto favorire innovazioni di prodotto o di processo e contribuire a rilanciare il business.

Nei territori segnati dalle conseguenze della deindustrializzazione, il rischio è di lasciare fuori da nuove opportunità finanziarie realtà industriali che muovono comunque milioni di euro di fatturato e che sono leader a livello mondiale nei settori di punta della nostra economia.

Un'ulteriore notazione riguarda i termini di apertura del bando, stabiliti dal 3 luglio all'8 settembre. Si tratta di una scelta inconciliabile con i tempi aziendali, in quanto – come noto – nel mese di luglio le imprese sono impegnate nelle attività di chiusura e consegna dei prodotti ai clienti prima della pausa per ferie, concentrata nazionalmente nel mese dì agosto, soprattutto per gli uffici amministrativi e direzionali.

Un'ultima notazione riguarda la Piattaforma Europa. A fine maggio sarebbe scaduto il termine per le manifestazioni di interesse del bando, invece l'Autorità portuale del Mare Tirreno Settentrionale ha rinviato per la quinta volta il termine che slitta quindi al 29 settembre.

E' indispensabile, anzi urgente, concludere le procedure relative ai bandi necessari alla realizzazione del maxi ampliamento del porto di Livorno. Siamo imbrigliati in un'incredibile situazione di stallo, a causa di non meglio indentificate lacune contenute nella stesura del bando, che di fatto impediscono il rilancio industriale di Livorno.

Un piano come quello della costa, definito "strategico", non può avere alcuna possibilità di successo se i criteri ed i tempi delle procedure risultano decontestualizzate, rispetto alle dinamiche organizzative e produttive delle imprese.

È necessario, quindi, che la Regione introduca sollecitamente adeguate misure correttive che rendano i requisiti di accesso ai bandi coerenti con le effettive caratteristiche del sistema delle imprese operanti nelle aree di crisi, ampliandone i parametri di valutazione. La reindustrializzazione con la conseguente ripresa dell'occupazione non si realizza limitando gli interventi normativi al mero "obbligo di formalità" ma curando che sia perseguito anche "l'obbligo di risultato". Altrimenti gli esiti delle call non potranno che essere insufficienti per quantità e qualità, come è accaduto fino ad ora.

ALBERTO RICCI – presidente Confindustria Livorno Massa Carrara

http://www.toscana24.ilsole24ore.com/art/opinioni/2017-06-16/coerenza-regione-bandi-pianificazione-145755.php?uuid=gSLAK8NpLC

 

 


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